L’Odissea Quotidiana dei Navettieri in Valle Caudina: Disagi Costanti e la Beffa Finale
È un tentativo ricorrente quello di decifrare le logiche sottostanti a una gestione, a dir poco approssimativa e disinvolta, del servizio di trasporto pubblico operato da EAV, come amaramente definita da alcuni utenti. Le nostre reiterate denunce, i commenti e le richieste di attenzione su situazioni inaccettabili che si verificano con cadenza quasi quotidiana, spesso si scontrano con la dura realtà: una prevedibile e radicata disfunzionalità dell’EAV che conferma ogni nostro peggior timore.
Il 29 giugno 2021, alle ore 18:00, presso la fermata Feltrinelli, la situazione raggiunse un culmine di esasperazione. Un unico autobus, destinato a sostituire il servizio ferroviario, si rivelò palesemente insufficiente ad accogliere tutti i viaggiatori in attesa. Sorprendentemente, dato che fino al giorno precedente erano sempre stati previsti due mezzi per quell’orario, questa carenza generò immediata protesta. L’autista, interpellato dai navettieri, rispose evasivamente che era disponibile un solo mezzo e che non avrebbe potuto far salire passeggeri oltre la capienza consentita dai protocolli anti-Covid. Eppure, nonostante la pandemia fosse in atto da oltre un anno e mezzo e l’aumento dei viaggiatori pendolari fosse evidente da mesi, tale informazione sembrava essere sfuggita esclusivamente alla dirigenza EAV.
Il “cortese” autista (un virgolettato non casuale), di fronte alle vibranti proteste, ritrattò la sua precedente affermazione, annunciando l’imminente arrivo di un secondo bus entro una mezz’ora. Un’ “illuminazione” di breve durata, dato che poco dopo si corresse nuovamente, indicando che i due mezzi sarebbero stati disponibili solo per la corsa successiva, alle 19:00. Di fronte a un caos così inspiegabile e a un evidente mancato rispetto del piano di trasporto pubblicato ufficialmente dall’azienda su bacheche e canali social – a meno di accordi “del giorno” di cui nessuno era a conoscenza – un gruppo di navettieri, esasperati, si vide costretto a bloccare la partenza dell’autobus. L’intervento delle forze dell’ordine, che con palese costernazione presero atto della deplorevole situazione, si concluse paradossalmente con la denuncia dei coraggiosi viaggiatori (tra cui un rappresentante del comitato di tutela), accusati di interruzione di pubblico servizio. Un classico caso di “oltre al danno, anche la beffa”, ampiamente documentato da materiale fotografico e video.
Contemporaneamente, il comitato firmatario cercava di contattare telefonicamente i responsabili di quella che ormai appare come una “nave alla deriva”, sperando di ottenere non una soluzione immediata, ma almeno una risposta logica e rispettosa degli utenti che pagano regolarmente un abbonamento mensile o annuale – un servizio, è bene ribadirlo, tutt’altro che gratuito. Invano.
L’amarezza di questa vicenda travalica il mero incidente: si nutre del rischio inutile a cui sono stati sottoposti viaggiatori infaticabili, la cui unica colpa era desiderare di tornare a casa, in un mondo che, a differenza di “Cristo che si è fermato a Eboli”, continua a muoversi. Si aggiunge la delusione per l’indifferenza di chi, già comodamente seduto, ha preferito ignorare la sorte degli sventurati a terra, incarnando il cinico adagio “armatevi e partite”. E, soprattutto, permane la desolante consapevolezza che, a fronte di problemi così radicati, l’ennesimo comunicato ufficiale si limiterà a spazzare via un po’ di polvere superficiale, quando ciò che servirebbe è una bonifica profonda, capace di eliminare una “muffa” di disfunzioni ormai inveterata e maleodorante.
