San Giuseppe: Un Anno per Approfondire il Suo Mistero e Seguire la Sua Esemplare Missione

San Giuseppe: Un Anno per Approfondire il Suo Mistero e Seguire la Sua Esemplare Missione

L’8 dicembre scorso, in concomitanza con la solennità dell’Immacolata Concezione, Papa Francesco ha reso pubblica la lettera apostolica “Patris Corde”. Questo documento segna il 150° anniversario della proclamazione di San Giuseppe a “Patrono della Chiesa universale”, avvenuta per volontà di Papa Pio IX l’8 dicembre 1870. Fu lo stesso Pio IX a definire il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria Santissima, rispondendo alle fervide richieste di Vescovi e fedeli globalmente, e alle istanze dei Padri del Concilio Vaticano I.

Giuseppe, il modesto artigiano di Nazaret e sposo di Maria, fu un uomo retto, sempre incline ad accogliere la volontà divina. Dimostrò una straordinaria audacia nell’assumersi la paternità verginale di Gesù.

Nel panorama del Magistero Pontificio, la figura di Giuseppe, sposo della Vergine, riceve un’attenzione senza pari, seconda solo a quella della Madre di Dio. Diversi Pontefici hanno contribuito a illuminarne il ruolo e a promuoverne il culto: Leone XIII lo elevò a “teologo di San Giuseppe” e compose la celebre preghiera “A te, o Beato Giuseppe”; San Pio X diede la sua approvazione alle Litanie di San Giuseppe; Benedetto XV introdusse il Prefazio dedicato per le Sante Messe in suo onore; Pio XI lo designò “Patrono della buona morte”, affidandogli i moribondi; Pio XII lo proclamò patrono e modello dei lavoratori, istituendo la festività di San Giuseppe Artigiano il 1° maggio; San Giovanni XXIII lo nominò patrono del Concilio Vaticano II e dispose l’inserimento del suo nome nel Canone Romano, immediatamente dopo quello di Maria Santissima; infine, San Giovanni Paolo II arricchì la Chiesa con l’Esortazione Apostolica “Redemptoris Custos”.

La profonda riflessione dei Papi sulla missione di San Giuseppe e l’impulso al suo culto hanno trovato un’eco sempre crescente di devozione e fiducia tra i fedeli. In questo particolare periodo segnato dalla pandemia, Papa Francesco offre San Giuseppe come un modello poliedrico: un Padre amato, intriso di tenerezza, esemplare nell’obbedienza e nell’accoglienza, dotato di coraggio creativo, un instancabile lavoratore e una presenza discreta ma essenziale, un “Padre nell’ombra”.

Si afferma spesso che la società attuale sia afflitta da una carenza di figure paterne autentiche. Giuseppe, nella sua casa di Nazaret, fornì al Bambino che cresceva sotto le sue attente cure un pilastro di virile equilibrio, saggezza lungimirante e indomito coraggio, qualità intrinseche a ogni buon genitore, tutte scaturite da quella fonte ultima “da cui ogni paternità, in cielo e in terra, prende nome” (Efesini 3,15). Molti genitori contemporanei sono tentati di rinunciare a questo cruciale dovere paterno, privilegiando un rapporto di parità con i figli. Questa scelta, tuttavia, rischia di sottrarre alle nuove generazioni il fondamentale supporto morale necessario per navigare con successo attraverso la delicata infanzia e la prima adolescenza. È palpabile l’esigenza di figure paterne capaci di esercitare il proprio ruolo con un connubio di tenerezza e fermezza, comprensione e rigore, complicità e autorevolezza. Solo attraverso tale equilibrio, infatti, i figli potranno sviluppare un’armonia interiore, superare le proprie ansie e prepararsi ad affrontare con determinazione le sfide della vita.

Come padre esemplare, San Giuseppe si rivela anche un insigne maestro per i laici, guidandoli nella comprensione della loro vocazione e missione. La sua influenza si estende a ogni strato sociale, inclusi governanti e diplomatici, grazie al suo innato senso di equilibrio e pazienza, al suo profondo amore per il silenzio e allo spirito di sacrificio che lo caratterizzavano. Queste virtù non solo elevano l’individuo, ma conferiscono stabilità e solidità a tutte le istituzioni, tanto sociali quanto religiose.

Il destino dell’umanità, sia esso di caduta o di redenzione, è intimamente legato alla dinamica della coppia e della famiglia. Se la rovina dell’umanità si concretizzò quando Adamo accettò il frutto proibito da sua sposa Eva, la salvezza si compì allorché Giuseppe accolse da Maria, sua sposa, il “frutto benedetto del suo grembo, Gesù”. Laddove Eva, cedendo alle lusinghe dell’angelo delle tenebre, colse il frutto proibito, Maria, nel suo “fiat” alle parole dell’Arcangelo Gabriele, accolse “il Verbo che in Lei si fece carne”. Giuseppe, dal canto suo, accettò il compito di presentare all’umanità il Redentore, come rivelatogli: “Gli darai il nome Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”.

Nella sua veste di padre di famiglia, San Giuseppe si erge a progenitore di una nuova umanità, che trova le sue radici proprio nel suo nucleo familiare. Attraverso questa santa famiglia, si è inaugurata un’era inedita per l’intero genere umano: l’era della Grazia e della Vita divina, ristabilita dal Padre Celeste per l’uomo attraverso l’opera di Cristo.

Dopo aver tradizionalmente consacrato le nostre famiglie alla Madonna, in questo particolare anno siamo chiamati a dedicarle anche a San Giuseppe. È fondamentale riconoscere l’indivisibilità di ciò che Dio ha congiunto, poiché la Vergine Maria è l’unita sposa di San Giuseppe. In questo periodo, generosamente arricchito di indulgenze, siamo invitati ad approfondire il mistero di San Giuseppe, a comprenderne la missione e a riconoscere il posto di singolare privilegio che Dio stesso ha voluto per lui.