Stresa Mottarone: Quando il Lutto Cede il Passo all’Indignazione e alla Richiesta di Giustizia
Un profondo senso di dolore, unito a tristezza, sgomento e una rabbia irrefrenabile, avvolge l’animo di chi, come me, è un semplice cittadino italiano di fronte alla catastrofe della funivia Stresa-Mottarone. Questa tragica vicenda rievoca con amarezza un’altra ferita aperta nella storia recente del nostro paese: il crollo del Ponte Morandi, che costò la vita a quarantatré persone. Il 23 maggio avrebbe dovuto rappresentare un simbolo di rinascita, un ritorno alla normalità e alla serenità tanto agognate dopo mesi di isolamento e apprensione imposti dalla pandemia di Covid-19. Invece, si è trasformato in un incubo. L’incidente ha reciso brutalmente quattordici esistenze, proprio mentre, come ha sottolineato Papa Francesco, si trovavano immerse nella bellezza del creato.
In questa nostra nazione, che troppo spesso appare “sgangherata” – un’Italia dove infrastrutture vitali come ponti, autostrade e impianti a fune cedono, e intere località soccombono a frane e alluvioni – la consapevolezza dei pericoli emerge solo dopo che la tragedia ha colpito. È un modus operandi dove l’irresponsabilità e la negligenza regnano sovrane. Questo ciclo di incuria e reazione tardiva mi riempie di un’indicibile vergogna.
Le notizie riportano l’arresto di tre individui in relazione a questo disastro. Le accuse a loro carico sono gravissime: omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Tali responsabilità esigono una punizione esemplare, scevra da ogni indulgenza. È tempo di porre fine a vuote e ipocrite manifestazioni di cordoglio. Abbiamo un debito morale nei confronti delle sfortunate vittime, private così tragicamente della vita, e delle loro famiglie, afflitte da un dolore che lascerà una cicatrice indelebile e sanguinerà a lungo.
