Quando una sigaretta elettronica può innescare un caso diplomatico tra due Stati. Succede a cavallo tra Regno Unito e India. Con la New Nicotine Alliance, fortissima associazione di settore inglese, che ha bussato alle porte del Foreign and Commonwealth Office interessando lo stesso della questione. Ma cosa succede nel Paesone asiatico? Succede che a molti viaggiatori – prevalentemente stranieri – in transito negli aeroporti, tanto in entrata quanto in uscita, vengano sequestrati sigarette elettroniche ed annessi liquidi. I doganieri, infatti, interpretando in modo ampio (ed errato) la norma nazionale, ritengono che chi sia in possesso di tali dispositivi sia nell’illegalità. E, quindi, passibile di sequestri e di ammende. In realtà la legge indiana proibisce la vendita sul territorio di sigarette elettroniche. Ovvero, all’interno del territorio indiano non si possono consumare transazioni economiche aventi ad oggetto tale tipologia di prodotto. Per meglio dirsi, non possono esistere negozi che facciano siffatta tipologia di mercato. No alla compravendita, quindi, ma nulla vieta il mero possesso. Ovvero, nulla impedisce ad uno straniero in ingresso da altro Paese – o in uscita dall’India – di detenere, per mero possesso personale, sigarette elettroniche e dintorni. Questa sottigliezza, però, gli amici indiani non la tengono presente e, quindi, giù con sequestri che sono palesemente illegali. E che creano malcontenti ed inutili “casi”. A fronte delle lamentele di viaggiatori inglesi (ovviamente la questione riguarda i cittadini di mezzo mondo), la già menzionata New Nicotine Alliance è intervenuta di petto“Le sigarette elettroniche – hanno esordito dalla Nna – sono un’alternativa più sicura al fumo e il Regno Unito vanta 1,9 milioni di ex fumatori che si sono convertiti dal fumo allo svapo. Il sequestro, che viene posto in essere in India, di prodotti che hanno comprovata riuscita nel distogliere i fumatori dal tabacco è cosa folle. L’unica opzione in India sono le sigarette combustibili e il Governo indiano possiede il 28% di una delle più grandi compagnie di tabacco del paese. L’India – è ancora rappresentato – accoglie ogni anno circa 850.000 visitatori dal Regno Unito e le statistiche attuali indicano che circa il 6% di essi siano vapers. Ebbene si tratta di circa 50.000 persone che potrebbero essere “colpite” da tali forme di controllo in aeroporto”. Quindi, si viene al sodo.“Non spetta al Regno Unito indicare all’India come affrontare la politica in fatto di fumo e di sigarette elettroniche. Tuttavia, è importante che i viaggiatori del Regno Unito siano consapevoli dell’accoglienza che potrebbero ricevere in India. Abbiamo scritto al Foreign and Commonwealth Office sottolineando come sia indispensabile che i cittadini del Regno Unito siano informati su queste situazioni e valutino, quindi, l’opportunità di recarsi in India. La nostra lettera chiede all’Fco di chiarire con il Governo indiano il senso della legge e di aggiornare, di conseguenza, i consigli ai viaggiatori”. In parole povere. Sappiano gli inglesi a quali grane si può andare incontro venendo beccati, in India, con una sigaretta elettronica. E si regolino sulla opportunità di recarvisi…