Il Bilancio 2020 della Polizia Postale: Tra Rivoluzione Digitale e Lotta al Cybercrime

Il Bilancio 2020 della Polizia Postale: Tra Rivoluzione Digitale e Lotta al Cybercrime

Il 2020 ha segnato un’epoca di profonde trasformazioni nelle nostre esistenze quotidiane. In modo repentino, quasi ogni aspetto della vita – dal lavoro alla scuola, dal tempo libero alla formazione, dalla cultura alle relazioni interpersonali – è stato riplasmato, appoggiandosi massivamente sull’infrastruttura di internet. Questo ha portato a un’estensione della base utenti, includendo anche individui meno avvezzi alle nuove tecnologie. Se da un lato tale evoluzione ha accelerato un processo di modernizzazione latente, dall’altro ha inesorabilmente amplificato l’esposizione di tutti alle incursioni della criminalità informatica.

In questo scenario mutato, la Polizia Postale e delle Comunicazioni ha indirizzato il proprio impegno nella duplice azione di prevenzione e repressione di una gamma estremamente ampia ed eterogenea di attacchi cibernetici. Tali aggressioni erano volte a colpire non solo il patrimonio personale dei singoli cittadini, ma anche l’integrità del sistema economico e produttivo nazionale, la regolarità dei servizi pubblici essenziali, il mondo delle professioni, e la sicurezza e libertà personale di adulti e, con particolare premura, dei minori e delle fasce più vulnerabili della popolazione.

Durante il 2020, il Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.) ha riaffermato l’insostituibile ruolo della Polizia Postale nella battaglia contro la pedofilia e la pornografia minorile in rete. Con l’insorgere della pandemia di COVID-19, le forze dell’ordine digitali hanno intensificato il presidio della rete per scongiurare un’impennata dei reati legati allo sfruttamento sessuale dei minori online, un rischio acuito dalle restrizioni imposte. È stato implementato un sistema di valutazione settimanale dei dati sulla vittimizzazione di bambini e adolescenti in rete, mirato a monitorare la minaccia cyber in un periodo di accresciuta fragilità emotiva a livello nazionale.

La sospensione delle attività didattiche in presenza e l’adozione diffusa della didattica a distanza hanno generato numerose segnalazioni di intromissioni indebite nelle piattaforme scolastiche. La Polizia Postale ha, in risposta, esteso il suo attento monitoraggio anche alle applicazioni di messaggistica istantanea, riuscendo a identificare i responsabili degli accessi non autorizzati e a scoprire l’esistenza di gruppi organizzati dedicati a tali attività illecite. I reati riguardanti lo sfruttamento sessuale e l’adescamento di minori online hanno registrato un allarmante aumento del 110% rispetto all’anno precedente. Questi crimini hanno portato all’esecuzione di 69 arresti e alla denuncia di 1192 individui.

Di fronte a questa escalation, fin dall’inizio della diffusione del virus Sars-Cov-2, la Polizia Postale e delle Comunicazioni, attraverso tutte le sue articolazioni territoriali coordinate centralmente, ha adottato una strategia multifocale:

1. **Potenziamento della Sorveglianza:** È stato intensificato il monitoraggio della rete, con l’obiettivo primario di prevenire l’ulteriore crescita dei reati menzionati.
2. **Rafforzamento della Cooperazione Internazionale:** Sono stati consolidati i canali di collaborazione investigativa a livello internazionale, sia in ambito di polizia che giudiziario. Questo si è rivelato un pilastro strategico per smantellare le intricate e organizzate comunità virtuali illecite.
3. **Aumento della Collaborazione con i Social Network:** Dove possibile, è stato elevato il livello di sinergia con le principali piattaforme social operanti in Italia, al fine di combattere l’uso improprio del web. Sono stati definiti canali privilegiati per la comunicazione e la gestione celere dei casi con rilevanza penale.
4. **Amplificazione della Ricerca di Contenuti Illeciti:** È stato notevolmente incrementato l’impegno nell’individuare un numero sempre maggiore di siti contenenti materiale pedopornografico. Tali siti vengono inseriti nella “black list” gestita dal C.N.C.P.O., il cui accesso è poi impedito agli utenti internet presenti sul territorio italiano, con modalità variabili in base alla localizzazione dei server.