Francesco Mainolfi di Rotondi: Giustizia Riconosciuta e Onore Restaurato Dopo Ingiusta Detenzione

Francesco Mainolfi di Rotondi: Giustizia Riconosciuta e Onore Restaurato Dopo Ingiusta Detenzione

A distanza di quasi cinque anni da una vicenda che lo ha visto ingiustamente coinvolto, l’architetto Francesco Mainolfi, originario di Rotondi, ha finalmente ottenuto un significativo risarcimento per l’ingiusta detenzione subita. Il tribunale di Salerno ha stabilito un indennizzo di 20.000 euro a titolo di danni morali, cui si aggiungono 2.300 euro per i diciassette giorni di privazione della libertà, per un totale di 22.300 euro. Questo verdetto giunge dopo che Mainolfi, assistito dall’avvocato Francesco Perone, è stato unanimemente riconosciuto innocente in tutti i gradi di giudizio, coronando una lunga e faticosa battaglia legale.

Se è vero che nessuna cifra può lenire completamente il profondo trauma di un incubo giudiziario, l’ottenimento di questo risarcimento rappresenta un cruciale riconoscimento non solo economico, ma soprattutto morale, per un individuo la cui probità è stata messa ingiustamente in discussione. La vicenda che ha sconvolto la sua vita ebbe inizio l’8 maggio 2013. Mainolfi fu tratto in arresto nel pieno della campagna elettorale per le elezioni comunali di Rotondi, dove rivestiva un ruolo di spicco come candidato consigliere. L’accusa, di tentata corruzione, era particolarmente infamante e si inseriva in una complessa indagine della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Salerno, incentrata sul comune di Battipaglia – dove Mainolfi aveva in precedenza lavorato come architetto comunale (oggi opera a Napoli) – e che paventava anche possibili collegamenti con la criminalità organizzata.

Una tale imputazione rischiava di distruggere ogni aspetto della sua esistenza: l’uomo, il professionista, il politico, il padre di famiglia, con conseguenze devastanti anche per la moglie, i figli e tutti i suoi affetti più cari. Per fortuna, gli fu risparmiata l’onta del carcere, venendogli concessi gli arresti domiciliari. Tuttavia, non poté sfuggire alla pubblica gogna, al chiacchiericcio insidioso che spesso logora lentamente l’anima.

Malgrado la durezza della prova, l’architetto Mainolfi non si arrese. La ferma convinzione della sua innocenza e l’indignazione per l’ingiustizia subita alimentarono in lui una straordinaria forza per combattere. Con il supporto di un solido collegio difensivo, composto dagli avvocati Francesco Perone e Dario Vannetiello, intraprese un percorso determinato a dimostrare la sua totale estraneità ai fatti e la sua specchiata onestà.

Progressivamente, i primi segnali positivi iniziarono a concretizzarsi. Gli arresti domiciliari furono revocati in tempo per consentirgli un breve saluto al comizio di chiusura della campagna elettorale della sua lista, sebbene la competizione fosse ormai irrimediabilmente compromessa. Ciò non impedì, tuttavia, che le urne gli tributassero numerosi attestati di stima da parte di molti concittadini. Successivamente, sempre coadiuvato dai suoi legali, avviò la rigorosa battaglia nelle aule di giustizia, dove i giudici, in ogni grado di giudizio, gli diedero piena ragione, confermando la sua assoluta estraneità all’intera vicenda.

Una volta accertata la sua innocenza, Mainolfi, con l’assistenza costante dell’avvocato Francesco Perone, ha intrapreso il cammino per ottenere il risarcimento. Anche in questa fase, il tribunale di Salerno ha riconosciuto pienamente le sue ragioni. I 20.000 euro per i danni morali e i 2.300 euro per l’ingiusta detenzione rappresentano la massima compensazione che avrebbe potuto ottenere in simili circostanze. Ma, come più volte sottolineato, il suo vero obiettivo non era il denaro, bensì la piena restaurazione dell’onore perduto in quel drammatico mattino dell’8 maggio 2013.