Dal Vilipendio Terreno alla Fede Cosmica: Un Appello di Monsignor Mainolfi

Dal Vilipendio Terreno alla Fede Cosmica: Un Appello di Monsignor Mainolfi

Circa un decennio fa, fummo testimoni di vigorosi tentativi da parte di alcune correnti secolariste di estromettere il Crocifisso dalle istituzioni scolastiche. Tuttavia, il 18 marzo 2011, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha chiaramente stabilito che l’esposizione di tale simbolo non costituisce alcuna violazione dei diritti umani. Più recentemente, l’ostilità anti-religiosa ha mirato all’eliminazione del Presepe e delle tradizioni natalizie, un attacco diretto all’annullamento della nostra identità storico-culturale e spirituale. Simultaneamente, su un palcoscenico di prim’ordine nazionale come quello del Festival di Sanremo, la denigrazione della fede cattolica ha toccato vette di sacrilegio.

In un’epoca in cui l’umanità affronta un periodo di grave sofferenza a causa della pandemia, la televisione pubblica propone spettacoli di profanazione che feriscono profondamente la sensibilità e la spiritualità di milioni di italiani e di credenti a livello globale. Questa progressione di condotte provocatorie e oltraggiose non ha risparmiato simboli sacri come la corona di spine di Cristo, il Suo Sacro Cuore e la Santissima Vergine Maria, spesso amalgamando un’apparenza di sentimento religioso con elementi diabolici. L’intento appare chiaro: deridere, umiliare e violare deliberatamente i pilastri più sacri della nostra tradizione religiosa. Si tratta di una strategia di bassezza e cinismo, che strumentalizza la fede cristiana e i suoi principi universali unicamente per fini di intrattenimento, ricerca di fama e l’ottenimento di ingenti guadagni. In tale contesto, il panorama ‘liberal-gaio-ecologista’ ha rivelato il proprio lato peggiore. Il Festival, ormai logoro, monotono e privo di autentica ispirazione, ricorre alla ‘trasgressione gender’ come unico espediente per generare un minimo di attenzione.

Di fronte a ciò, il silenzio non è più accettabile. Esprimo profonda disapprovazione e risentimento per una manifestazione tanto degradante quanto deleteria dal punto di vista educativo. Ci si interroga dove sia finita una società civile capace di rispettare i valori condivisi da tutti. Ogni volta che l’umanità si discosta dal Codice di Civiltà dei Comandamenti – una legge divino-positiva, intrinsecamente valida in ogni cultura e periodo storico – il suo progresso si arresta, per poi regredire tragicamente. La civiltà italiana sembra essere scivolata in un profondo declino morale. Dopo otto secoli, le amare parole del nostro sommo padre Dante risuonano con una sconcertante attualità: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello!” (Purgatorio, Canto VI).

Un contrasto netto, tuttavia, emerge osservando l’atteggiamento della scienza di fronte al divino. Nel 1961, Jurij Alex-Seevich Gagarin compì il primo volo nello spazio. Si narra che Nikita Khrushchev, incontrando i cosmonauti, chiese a Gagarin con tono derisorio se avesse incontrato Dio nel cosmo. Gagarin, cogliendo l’intento provocatorio, rispose: “L’ho visto”. Khrushchev, allora, lo esortò a mantenere il segreto: “Non lo dica a nessuno”, salvo poi dichiarare falsamente alla stampa che l’astronauta non aveva trovato Dio. Sebbene battezzato, Gagarin viveva sotto il rigido controllo del partito comunista che rendeva la manifestazione pubblica della fede impensabile. Tuttavia, Jurij era un’anima schietta e serena, guidata dalla sua convinzione: “Senza la Fede è quasi impossibile operare nel nostro lavoro”.

Fortunatamente, oggi la situazione è mutata radicalmente. Prima di intraprendere una missione, gli astronauti possono liberamente ricevere la benedizione sacerdotale e frequentare la chiesa, come molti scelgono di fare. Emblematico il caso del 2014, quando a bordo della navicella che ospitava l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti, viaggiavano diverse icone religiose, benedette prima del lancio. Tra queste, spiccavano una grande raffigurazione della Vergine Maria con il Bambino Gesù, un Crocifisso dorato e due icone di Santi. È interessante notare che la stessa navicella sovietica con Gagarin partì nella solennità di Cristo Re dell’Universo. Dai tempi di Gagarin ad oggi, molto è cambiato: il cielo è lo stesso, ma coloro che lo esplorano sono ora più liberi.

Viene spontaneo richiamare alla mente il Salmo 139: “Dove potrei fuggire dal tuo spirito, dove sottrarmi alla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti'”. In quella che fu la prima missione di una donna italiana nello spazio, Samantha ha manifestato apertamente la sua fede dinanzi all’incantevole magnificenza dell’universo e alla luce riflessa dalla Stazione Spaziale Internazionale mentre si avvicinava. Nel suo diario, ella annotò: “Mentre mi giravo lentamente, mi resi conto di ciò che stavo vedendo, e fui sopraffatta da puro stupore e gioia: la stazione spaziale era lì, ma non era una vista qualunque. Gli enormi pannelli solari erano inondati da una fiammata di luce arancione, vivida, calda e quasi aliena”. Cristoforetti dapprima sussurrò: “Oh, my God!”, per poi ripetere il nome di Dio sette volte in italiano. Fu un’indicibile ondata di luce; quella stessa luce che – come ci ricordano Platone ed Einstein – è l’ombra di Dio, e ci rammenta che anche noi siamo costituiti di luce. Da quando Dio pronunciò “Sia la luce!”, l’universo intero è divenuto un immenso spettacolo di bagliori.

Nello spazio, Samantha e i suoi colleghi astronauti trovano il tempo per la preghiera e per posare lo sguardo su quelle quattro icone, che fungono da ponte per sentirsi ancora più vicini al Divino. Samantha è una cristiana convinta, e la sua fede non si esprime solo a parole, ma attraverso il suo contagioso entusiasmo, la sua discreta ma potente testimonianza, la sua partecipazione alla Celebrazione Eucaristica e la sua immagine ritratta sotto quelle sacre icone. La presenza del Crocifisso nel cosmo conferma la percezione che “nello spazio ci si sente più vicini a Dio”, come attestato anche dall’astronauta russo Maksim Suraev, che già nel 2009 leggeva il Vangelo a bordo della sua navicella. Dal primo volo di Gagarin all’esperienza di Cristoforetti, l’intera vicenda spaziale evidenzia come Dio sia essenziale per l’essere umano, tanto quanto l’aria che respiriamo. Samantha incoraggia a “non lasciarsi mai inibire il potenziale” e rivolge ai bambini l’augurio di “sognare, come me, di passeggiare tra le stelle”.

Samantha Cristoforetti, nata a Milano il 26 aprile 1977 e oggi 43enne, trae le sue radici da Malè, in provincia di Trento. I suoi genitori, educandola cristianamente insieme al fratello Jonathan, hanno sempre alimentato i loro sogni e li hanno sostenuti nelle avversità, affinché non smarrissero mai la speranza di raggiungere mete elevate. Samantha ha completato gli studi superiori tra Bolzano e Trento, conseguendo poi la laurea in ingegneria meccanica presso l’Università Tecnica di Monaco di Baviera. Nel 2001, è entrata nell’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, raggiungendo il grado di capitano, e ha ottenuto una seconda laurea in scienze aeronautiche dall’Università Federico II di Napoli. La sua formazione si è poi arricchita con specializzazioni negli Stati Uniti, in Texas. Nel maggio 2009, dopo una rigorosa selezione tra 8500 aspiranti, è stata scelta come astronauta dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) insieme ad altri cinque colleghi. Compagna dell’ingegnere francese Lionel Ferra, è madre di Kelsey Amal, nomi che evocano rispettivamente “coraggiosa” e “speranza”. Samantha, soprannominata “la donna delle stelle”, ha trascorso ben 200 giorni consecutivi nello spazio, portando con sé la bandiera italiana con orgoglio, ed è già pronta a una nuova missione orbitale lunare di sei mesi nell’estate del 2022.

Mons. Pasquale Maria Mainolfi.