Un Capodanno di Sangue nel Carcere di Avellino: L’Allarme del SAPPE sulla Crisi Penitenziaria
 
        Il nuovo anno nel penitenziario di Avellino ha avuto un inizio drammatico, segnato da violenza anziché festeggiamenti. Emilio Fattorello, segretario regionale per la Campania del SAPPE (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria), ha commentato con amarezza che, sebbene il Capodanno sia stato “senza botti”, non sono mancate “le botte” all’interno della struttura.
Emergono infatti dettagli su una sanguinosa e violenta lite scoppiata poco dopo la mezzanotte del 31 dicembre, nel reparto di Alta Sicurezza. Due detenuti di origine calabrese, che condividevano la stessa cella, si sono affrontati in uno scontro brutale e senza esclusione di colpi. Solo l’intervento tempestivo e coraggioso degli agenti della Polizia Penitenziaria ha evitato che la situazione degenerasse in conseguenze ancora più gravi e tragiche. Con notevoli difficoltà, gli ufficiali in servizio sono riusciti a separare i due contendenti.
Uno dei detenuti, riportando gravi fratture e ferite multiple, è stato urgentemente trasferito, tramite il servizio 118, all’Ospedale Civile di Avellino. Dopo le cure del caso, è stato dimesso il primo dell’anno con una prognosi di trenta giorni salvo complicazioni. Fattorello ha elogiato la professionalità e l’alta capacità degli agenti avellinesi che, nonostante le croniche carenze di personale, aggravate nella notte di Capodanno, sono riusciti a gestire la seria emergenza. A loro va il pieno plauso del SAPPE.
La reazione di Donato Capece, segretario generale del SAPPE, è stata categorica: “Non si può più andare avanti così”, ha dichiarato, denunciando un “stillicidio” continuo e quotidiano di aggressioni, risse e violenze all’interno delle carceri. Ha criticato aspramente il Ministero della Giustizia e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) per la mancanza di interventi decisi volti a tutelare gli agenti. Capece ha evidenziato la necessità fondamentale di istituire aree detentive protette negli ospedali e di adottare ogni altra iniziativa finalizzata a contrastare le continue aggressioni, colluttazioni e ferimenti che vedono poliziotti e poliziotse contusi, offesi e persino colpiti dal lancio di feci e urine, con celle regolarmente devastate e incendiate. “Basta!” ha tuonato il sindacalista.
Capece ha poi affrontato la questione delle misure di clemenza: “Non entriamo nel merito di eventuali amnistie, indulti e condoni (di cui si parla in questi giorni)”, ha premesso, “mi limito ad osservare che a poco servono se poi non seguono riforme strutturali”. Ha ribadito l’importanza cruciale di eliminare l’inattività forzata nelle celle, mettendo in discussione l’efficacia della “vigilanza dinamica”. Ha lamentato che l’Amministrazione Penitenziaria, nonostante i richiami di Bruxelles, non ha affatto migliorato le condizioni di vivibilità nelle celle, dato che la percentuale di detenuti impegnati in attività lavorative è esigua rispetto alla popolazione carceraria, e per lo più si tratta di lavori interni o di pulizia, svolti per poche ore a settimana.
Di fronte a questa situazione critica, il SAPPE rinnova il suo appello al Guardasigilli Bonafede affinché si trovi una soluzione urgente e strutturale ai gravi problemi che affliggono il sistema penitenziario italiano nel suo complesso.
