Serino: Il Consigliere Rocco Denuncia Opacità Amministrativa e Sfida alla Legalità
Il Consiglio comunale di Serino si è riunito lunedì 31 maggio 2021, a ben sei mesi dall’ultima convocazione del 23 dicembre 2020, evidenziando una preoccupante prassi consolidata che precede persino l’inizio della pandemia. Le mie ripetute richieste di sessioni in streaming, volte a promuovere trasparenza e partecipazione civica, sono state sistematicamente respinte dal Sindaco e dalla sua maggioranza. Tale scelta ha limitato il coinvolgimento della cittadinanza e ha contribuito a un contesto di irregolarità: la sessione di ieri, protrattasi per circa sei ore, si è conclusa poco prima dell’una di notte del 1° giugno, costringendo i presenti, e in particolare i cittadini, a violare il coprifuoco attualmente fissato per le 23:00.
Oltre a ciò, il bilancio di previsione, la cui approvazione era inderogabile entro il 31 maggio, è stato di fatto votato il giorno successivo, a causa di tempistiche ristrette. Un’ulteriore anomalia riguarda il rendiconto di gestione 2020 (punto 2 all’ordine del giorno), atto propedeutico all’approvazione del bilancio stesso. Senza la sua convalida, la discussione sul bilancio sarebbe stata impraticabile. L’articolo 227, comma 2, del Testo Unico degli Enti Locali prescrive che la documentazione necessaria sia messa a disposizione dei consiglieri con un preavviso minimo di 20 giorni, per garantire un esame approfondito e un voto consapevole. Tuttavia, l’avviso di deposito è stato notificato ai consiglieri solo il 19 maggio, appena undici giorni prima della seduta (prevista originariamente il 30 maggio). Nonostante le mie obiezioni e la richiesta di rinvio dell’argomento, il Sindaco, forte della sua maggioranza e ignorando le disposizioni di legge, ha imposto la prosecuzione dei lavori. Ho richiamato l’attenzione su una recente sentenza (n° 11588 del 9 novembre) del TAR del Lazio, sezione seconda bis, che ha accolto un ricorso simile di un consigliere di opposizione. Di fronte a queste palesi violazioni, ho scelto di non partecipare alla votazione dei punti relativi al Rendiconto di Gestione 2020 e al Bilancio di Previsione 2021/2023, per non convalidare pratiche che considero un potenziale abuso d’ufficio.
Con rammarico, devo constatare l’ennesimo fallimento dell’amministrazione nel fornire risposte alle mie interrogazioni, molte delle quali presentate sei mesi fa. Temi cruciali come l’emergenza idrica a Serino o il supporto alle attività commerciali in crisi economica sono rimasti senza riscontro. Ciò contravviene all’articolo 16, comma 3, dello Statuto comunale, che obbliga il Sindaco o gli Assessori a rispondere nella seduta successiva o comunque entro trenta giorni per iscritto. Le interrogazioni presentate anche in quest’ultimo Consiglio, di vitale interesse per la comunità, meritano risposte immediate, a differenza di quanto accaduto finora in un disdicevole disprezzo delle normative comunali, spesso trattate dal Sindaco Vito Pelosi come “carta straccia”.
Di seguito, riporto alcuni passaggi del mio intervento in Consiglio, riguardante la sottovalutazione di fenomeni di allarme sociale a Serino e il concreto rischio di un’espansione dei clan camorristici sul nostro territorio, in assenza di un solido baluardo istituzionale a difesa della legalità.
Solo il 15 gennaio 2021, dopo ben 14 mesi e con numero di protocollo 514, ho ricevuto risposta scritta a due interrogazioni presentate rispettivamente il 29 novembre 2019 e il 23 dicembre 2020. Un ritardo inaccettabile che viola il termine perentorio di 20 giorni stabilito dall’articolo 37, comma 1, del Regolamento consiliare. Questo sistematico disprezzo delle norme rivela una concezione distorta della democrazia da parte del Sindaco, che ignora i principi di trasparenza e correttezza nei rapporti istituzionali. La gravità è accresciuta dalla pubblicazione della missiva sulla pagina Facebook della lista “Serino Bene Comune con Vito Pelosi Sindaco” – legata alla maggioranza – senza oscurare il mio indirizzo di casa, esponendomi a rischi a causa delle delicate tematiche trattate. Mi chiedo, retoricamente, a quante altre interrogazioni non sia mai stata data risposta.
Veniamo al merito della prima interrogazione, quella del 29 novembre 2019. All’indomani di un’importante operazione anti-crimine condotta dalla DDA di Napoli, guidata dal Sostituto Procuratore antimafia Henry John Woodcock, dalla Procura della Repubblica di Avellino, con il supporto operativo di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, avevo interrogato il Sindaco sulle iniziative straordinarie che l’amministrazione intendeva intraprendere per contrastare l’illegalità, nei limiti delle competenze comunali. Ribadisco il mio sostegno a convegni e iniziative per studenti, ma non posso accettare che il Sindaco liquidi con disprezzo e arroganza le proposte di un consigliere, definendole “strumentali”, “banali”, “demagogiche” e “di basso livello”. Addirittura, mi ha sfidato a “specificare a quali fatti o atti” mi riferissi. Il mio riferimento era evidente: un articolo a tutta pagina del “Mattino” del 18 ottobre 2019, a firma di Gianni Colucci, non smentito, che riportava, a seguito di intercettazioni telefoniche, che “Il boss “indagò” sul furto al sindaco-imprenditore taglieggiato dal clan”. L’imprenditore in questione era l’ex sindaco di Serino Gaetano De Feo. È incomprensibile come il Sindaco possa sottovalutare la gravità di un ex rappresentante istituzionale che, vittima di un furto, si sarebbe rivolto a un clan (oltre, presumo, alle Forze dell’Ordine) per risalire ai responsabili. Come riportato nell’articolo, il GIP scriveva: “Galdieri era particolarmente interessato a conoscere chi avesse commissionato ed eseguito il furto giacché aveva fatto una brutta figura con l’impresa vittima, nonostante il regolare pagamento del pizzo da parte dell’imprenditore”. A Serino, tra l’esecuzione in pieno giorno di un boss emergente, attentati estorsivi nei cantieri e colpi d’arma da fuoco contro l’abitazione di un tecnico comunale, la preoccupazione per la dilagante illegalità è più che fondata. È urgente un impegno maggiore da parte di tutti, ciascuno nel proprio ruolo.
Con l’interrogazione del 23 dicembre 2020, ho portato all’attenzione del Consiglio la delicata situazione dei cosiddetti centri di accoglienza, chiedendo se il Comune di Serino non dovesse costituirsi parte civile in un eventuale processo che vedrebbe coinvolti professionisti locali, già destinatari di provvedimenti restrittivi disposti dall’Autorità Giudiziaria. Il Sindaco ha replicato che “in questi anni il Comune di Serino, unitamente all’ASL ed alla Prefettura hanno sempre provveduto ai previsti controlli di tutti i centri presenti sul territorio”. Se così fosse, perché ha sempre eluso le mie richieste di sopralluoghi a sorpresa, ad esempio nel centro di Castello di Ogliara, dove le condizioni igienico-sanitarie dei migranti erano ripetutamente segnalate come precarie? All’epoca, da assessore, constatai il disinteresse, e solo successivamente, con una troupe di “Irpinianews.it” e il valoroso giornalista Enzo Costanza, effettuammo una visita, documentando con immagini eloquenti la realtà dei fatti. Non a caso, la società “L’Arca di Noé” è tuttora sotto sequestro disposto dalla DDA di Napoli e dalla Procura della Repubblica di Avellino. Di fronte alla mia richiesta di costituzione di parte civile, il Sindaco ha definito “intollerabile insinuare il dubbio sulla nostra onestà o pretendere la costituzione di parte civile per fatti per i quali il Comune di Serino è estraneo”. Tuttavia, il suddetto centro di accoglienza è stato chiuso solo dopo il clamore dell’inchiesta giornalistica e, soprattutto, la prima indagine della Direzione Distrettuale Antimafia. Il Giudice per le indagini preliminari, dott. Paolo Cassano, nell’ordinanza di archiviazione del ricorso avanzato dall’amministratore della società L’Arca di Noé contro il giornalista Enzo Costanza, ha chiarito che “… alla messa in onda del servizio seguivano controlli da parte delle autorità competenti dai quali emergevano alcune delle carenze igienico-sanitarie immortalate dalla contestata ripresa…che quanto rappresentato in merito alla qualità del servizio offerto ha trovato conferma nella successiva ispezione del personale prefettizio…”. Le carte parlano chiaro: le presunte verifiche del Sindaco avrebbero dovuto rilevare, per esempio, i liquami che sgorgavano da una fossa asettica antistante l’edificio, come immortalato dalle immagini del servizio di Irpinianews.it.
In merito alla mancata volontà di costituirsi parte civile, che il Sindaco ha tentato di minimizzare con frasi generiche, mi appello alla posizione di numerosi esponenti politici irpini di ogni schieramento, che hanno aspramente criticato l’iniziale reticenza dei sindaci di Avellino e Mercogliano a farlo nel primo troncone del processo al cosiddetto “nuovo clan Partenio” – una decisione poi fortunatamente ribaltata. L’On. Aldo Cennamo (Commissario straordinario del PD irpino) ha affermato che “Costituirsi parte civile vuol dire combattere l’indifferenza e l’assuefazione ad ogni forma di criminalità […] difendere la comunità vittima dei poteri criminali, alzare un muro contro le ingerenze e le infiltrazioni della camorra”. Giovanni D’Ercole (Fratelli d’Italia) ha sollecitato “tutte le forze politiche affinché facciano pressione sui primi cittadini perché si costituiscano parte civile, al fine di rappresentare i cittadini onesti”. Livio Petitto (Consigliere Regionale) ha giudicato “scontata la costituzione parte civile. Una condanna forte in questi casi non può mancare”. Maurizio Petracca (Consigliere Regionale) ha sottolineato che “Costituirsi parte civile non è un fatto giuridico ma un segnale importante da parte di chi rappresenta una comunità”. Vincenzo Ciampi (Consigliere Regionale) ha ribadito che “il Sindaco rappresenta la cittadinanza ed è la cittadinanza che si costituisce in giudizio”. Infine, l’Associazione “L’Irpinia è Adesso” ha concluso un comunicato sulla vicenda affermando che “vi sono momenti ed occasioni nelle quali è ineludibile offrire alle Comunità gesti simbolici, ma carichi di significato che stiano lì a testimoniare e ribadire che nessuno viene lasciato solo e che la lotta alla criminalità si pratica quotidianamente, guidando le Istituzioni e promuovendo ogni azione utile nell’interesse dei cittadini”. Questi autorevoli richiami evidenziano la gravità della scelta amministrativa a Serino, che si discosta dal principio di un’istituzione baluardo della legalità.
