Un anno dopo la sentenza di condanna per concorso esterno, quasi venti dopo l’inizio di questa storia, quattordici dopo la seconda e più grave emergenza rifiuti in Campania, la più devastante per il territorio della provincia di Caserta, la più redditizia per la camorra. È stato eseguito il sequestro dei beni (immobili, società, conti bancari), intestati a Giuseppe Carandente Tartaglia, imprenditore dei rifiuti legato prima ai Nuvoletta di Marano e ai Mallardo di Giugliano, poi ai casalesi del gruppo Zagaria. Nato con il movimento terra all’ombra era poi diventato socio del clan dei Casalesi.
Era stato il pm Antonello Ardituro, che aveva seguito l’inchiesta una decina di anni fa, a rappresentare l’accusa in Tribunale, ottenendone la condanna a sette anni di reclusione; e poi le indagini patrimoniali, affidate alla Dia di Napoli, che hanno portato al sequestro disposto dalla sezione per le misure di prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (presidente Gabriella Casella, giudici Francesco Balato e Marinella Graziano). Tra i beni proposti per la confisca, case in provincia di Napoli (Marano e Mugnano) Caserta (Castelvolturno), Sperlonga; proprietà formalmente intestate a mogli e figli. Un patrimonio il cui valore è stato stimato in 4 milioni di euro. La procedura di prevenzione proseguirà a settembre con la trattazione nel merito.