Sinner non parteciperà alla Coppa Davis, dura la critica di Adriano Panatta

Jannik Sinner - Foto dal suo profilo Instagram - Retesei.com

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Adriano Panatta dice la sua sul rifiuto di Jannik Sinner a disputare la Final Eight di Coppa Davis, dure le parole del collega azzurro

Mentre Jannik Sinner è tornato in campo per disputare il Vienna Open, fa parlare la sua decisione di di non giocare la Final Eight di Coppa Davis. L’altoatesino ha trascinato l’Italia nella vittoria delle ultime due edizioni e poteva prendere parte al team che aveva il compito di difendere il doppio titolo consecutivo.

Il calendario non aiuta, dato che la finale della Davis è molto vicina agli ATP Finals, con Jannik che ha trionfato un anno fa, coronando così la sua prima stagione da numero 1 del ranking mondiale del circuito maschile.

Infatti, gli atleti disputeranno l’atto conclusivo della Coppa Davis dal 18 al 23 novembre, all’Unipol Arena di Bologna, mentre gli ATP Finals termineranno solo due giorni prima, a Torino.

Sinner è stato superato in vetta alla classifica da Carlos Alcaraz, che lo ha battuto nelle finali dei Grandi Slam stagionali, tranne che agli Australian Open e a Wimbledon, dove l’azzurro ha portato a casa il trofeo.

Panatta non giustifica il rifiuto di Sinner, le parole dell’ex tennista

Adriano Panatta è intervenuto in merito al rifiuto di Sinner di indossare la maglia azzurra: “Ho giocato quando la vecchia Coppa era una delle priorità che si contavano sulle dita di una mano. Così ci insegnavano. Stava alla sensibilità di ognuno dei tennisti azzurri metterla al primo, secondo o terzo posto“.

L’ex tennista romano, oggi opinionista per la Rai, spiega che non si sente più rispecchiato dallo sport che ha praticato con risultati importanti: “Il tennis è cambiato, e non sempre l’ha fatto nei modi migliori. Questo non fa che aumentare il mio disagio“.

Jannik Sinner a Wimbledon - Foto dal suo profilo Instagram - Retesei.com
Jannik Sinner a Wimbledon – Foto dal suo profilo Instagram – Retesei.com

Sinner doveva dare priorità alla Davis, colpa anche della Federazione

Una presa di posizione netta la sua: “Io alla Davis non avrei mai rinunciato, e se qualcuno della squadra l’avesse fatto, sarebbero stati i compagni e il capitano, prima ancora della Federazione, a chiedere spiegazioni nel modo più duro possibile“.

Un calendario sempre più intasato: “Il tennis odierno esige dai tennisti un atteggiamento di adesione completa, quasi di devozione. I giocatori sono i Ceo delle aziende che portano il loro nome. Sono come militari che devono preparare una missione“.