Un Pastore nel Cuore della Chiesa: Ricordo di Monsignor Serafino Sprovieri
Il 3 gennaio, nove anni or sono, mentre la Chiesa celebrava la memoria liturgica del Santissimo Nome di Gesù, mio padre Michele faceva ritorno al Signore. Per una singolare coincidenza, nello stesso giorno, anche il mio secondo padre spirituale, l’Arcivescovo Serafino Sprovieri, zelante e illuminato propagatore del Vangelo, entrava nella luminosità della Gloria del Risorto.
Monsignor Sprovieri era un Vescovo di straordinaria dolcezza, di vasta cultura e sempre attento ai segni dei tempi. Profondamente paterno, era un Pastore intensamente innamorato della sua diletta Sposa, la Chiesa beneventana. Il prossimo 18 maggio avrebbe raggiunto l’età di 88 anni; la sua scomparsa è avvenuta cinquantadue giorni dopo quella dell’amata sorella Divina. Arcivescovo Metropolita di Benevento per oltre quindici anni, dal 25 novembre 1991 al 24 giugno 2006, Monsignor Serafino Sprovieri ha guidato la comunità sannita con saggezza e profonda intuizione pastorale.
Le celebrazioni funebri si terranno giovedì 4 gennaio alle ore 15.30 nella cattedrale di Cosenza, seguite venerdì 5 gennaio, sempre alle 15.30, dalla Messa esequiale nel Duomo di Benevento. Qui riposerà nella Cripta dei Pastori della Chiesa beneventana, esaudendo un suo desiderio personale. Egli era un Pastore giunto dalla Calabria, una terra di forte tempra, resilienza e ricca di fede e tradizioni, caratterizzata da un ardente amore per la Madonna e da una sincera devozione per San Francesco di Paola. Questo Santo, con il suo inconfondibile “timbro calabrese”, rappresenta la più alta espressione di santità nella sua terra d’origine. Monsignor Sprovieri, come San Francesco di Paola, era figlio della Santa Chiesa cosentina, dove ha coltivato la sua vocazione cristiana e sacerdotale, cresciuto in un ambiente familiare esemplare per la sua semplicità, onestà, fede e genuina carità verso il prossimo.
Nato il 18 maggio 1930 nella frazione San Benedetto di San Pietro in Guarano, fu il primo degli otto figli di Giuseppe Sprovieri e Adelina Francesca Marsico. Dopo aver compiuto gli studi presso i Seminari di Cosenza e Reggio Calabria, venne ordinato sacerdote il 12 luglio 1953. Ricoprì incarichi di rilievo come Segretario dell’Arcivescovo cosentino Monsignor Aniello Calcàra, Direttore del settimanale cattolico “Parola di vita”, Segretario dell’Unione Poeti, Scrittori cattolici e del prestigioso “Premio Cosenza”, nonché Rettore del Seminario Arcivescovile di Cosenza e del Teologico di Catanzaro.
La sua ascesa episcopale lo vide nominato Vescovo Ausiliare di Catanzaro l’11 febbraio 1978, con la consacrazione episcopale il 9 aprile dello stesso anno. Successivamente, il 31 luglio 1980, fu promosso Arcivescovo di Rossano-Cariati, prima di essere trasferito alla Sede Metropolitana di Benevento nel 1991. Fu inoltre membro del Consiglio di Amministrazione e della Fondazione “Santa Caterina e San Francesco d’Assisi” della Conferenza Episcopale Italiana.
La sua vasta esperienza pastorale, maturata in un contesto squisitamente formativo e culturale, lo rese particolarmente preparato ad affrontare anche le sfide più nuove. Temi come l’inculturazione della fede, l’incarnazione del Vangelo e la mediazione culturale lo trovarono eccezionalmente attrezzato nei percorsi che dalla complessità conducono all’unità e dalla frammentazione all’armonia. Fu un vero “tessitore di comunione” tra le persone.
Monsignor Sprovieri nutriva un interesse particolare per il mondo delle scienze, manifestava grande rispetto per la pietà popolare e coltivava un amore profondo e visceralmente teologicamente fondato per la Vergine Maria. Ha sostenuto la Chiesa beneventana nella riscoperta del valore del “pellegrinaggio” come metafora dell’esistenza e come “cammino” della Chiesa in perenne stato di esodo. Dedicò grande attenzione alla formazione permanente del clero, e ogni anno donava alla sua Chiesa Lettere Pastorali di profonda e puntuale esegesi teologica. Gli anni Mariano, Giubilare, Bartolomeano del Discepolato ed Eucaristico – quest’ultimo con la significativa presenza a Benevento del futuro Papa Benedetto XVI – si susseguirono con una cadenza che rivelò il cuore di un Pastore zelante e coraggioso.
Estremamente sensibile ai bisogni dei più emarginati, si fermava davanti ad ogni povero per offrire il suo contributo. Con i suoi risparmi, sostenne famiglie in difficoltà, e nella sua città realizzò la mensa Caritas, un rifugio per i senzatetto e una struttura dedicata ai giovani. Promosse anche gemellaggi spirituali con Lipari, Amalfi, Salerno e l’Armenia, sulle orme di San Bartolomeo, e avviò missioni a Kiev (Ucraina) e Ijebu-Igbo (Nigeria).
In modo mirabile, coniugò la perfezione della vita attiva e quella contemplativa. Fu un autentico *Magister Fidei*, *Doctor Veritatis* e Annunciatore della Speranza. Aveva la piena consapevolezza che la *Salus Animarum*, ovvero il ministero di evangelizzazione e santificazione, è e rimane il compito prioritario del Vescovo. Seguendo l’esempio di Cristo, “icona” vivente del ministero episcopale per la salvezza e la speranza del mondo, attuò con tenacia e fedeltà il motto programmatico del suo episcopato: “Beati Pacifici”. Cercò la pace a tutti i costi, per presentare a tutti una Chiesa come “casa e scuola di comunione”. Era un costruttore di unità, capace di discernere e sostenere tutti i carismi nella loro meravigliosa diversità.
Nonostante fosse talvolta accusato di debolezza per la sua riluttanza ad imporsi, egli preferì essere amato piuttosto che temuto. Incoraggiò, diede fiducia e sostenne chiunque manifestasse il desiderio e la volontà di operare il bene e collaborare alla costruzione del Regno. Non fu solo un dirigente, un maestro e un abile amministratore, ma soprattutto un Padre e un Pastore. Per noi è stato un Fratello, per la Chiesa è stato un Vescovo, il primo ad avanzare sulla via della santità.
Fu un uomo di profonda preghiera, fedele al breviario, alla recita del Rosario, alla confessione regolare, con una vita eucaristica e mariana molto intensa. Ha dato un impulso significativo al percorso catechistico, spirituale e caritativo della nostra Chiesa, contraddistinto da uno stile peculiare di pazienza, dialogo e cammino. In lui non abbiamo mai scorto l’ombra di un difetto oggi purtroppo diffuso tra gli uomini di governo: l’arroganza. Egli conservò l’umiltà e la semplicità delle sue origini, nonostante il peso della sua eminente posizione. E, cosa ancor più toccante, era capace di commozione e di lacrime.
Un uomo che ha brillato nella Santa Chiesa di Dio per il suo valore, la sua sapienza, la sua integrità e la sua prudenza. Per questo lo ricordiamo come Sentinella, Apostolo, Angelo, Pastore e Testimone. Personalmente gli devo moltissimo. So di essere stato compreso e valorizzato da un uomo di grande intelletto. E il cuore non dimentica. Dal Cielo, continui ad illuminare e a guidare l’amata Chiesa beneventana, mentre le sue spoglie mortali attendono nella nostra Cattedrale il giorno glorioso della Resurrezione.
