Le località umide sono frequentemente soggette alla presenza di goccioline di acqua le quali, a contatto con l’aria fredda, si condensano diventando vapore acqueo, la nebbia. Di questa manifestazione atmosferica non sfugge Tufara Valle. Una località, per lo più pianeggiante, che si estende silenziosa, laboriosa e nella quale si miscelano la cultura sannita con quella caudina. Costeggiata per il lungo dal fiume Serretelle. Interessa, territorialmente, due provincie e ben cinque comuni, dove insiste, fra l’altro, una fondamentale arteria stradale, la Strada Statale 7 denominata “Appia”. Una via di comunicazione importantissima che collega fra di loro ben quattro su cinque delle provincie campane, precisamente Caserta/Napoli con Benevento/Avellino. Non solo commercio, non solo nebbia, non solo trasporto ma anche un spietato destino la porta continuamente sulle pagine di cronaca. Ci siamo trovati spesso a raccontare di incidenti stradali che, quali fenomeni che con crudele cadenza recidono la fredda nebbia col silenzio e le lacrime. Non vi è distinzione fra giovani, anziani o addirittura interi nuclei familiari. Una spietatezza che non tiene conto nemmeno delle stagioni. Basta un istante e una qualsiasi o più vite recise rimangono sul freddo asfalto. Stavolta la storia è diversa. Non c’entrano la velocità, la distrazione, il mancato rispetto delle regole. A lasciare tutti nello sgomento l’eterno sonno che ha avvolto il giovane Augusto. Un quattordicenne pieno di vita, amici, obiettivi. Ottimo studente dell’Istituto Superiore con indirizzo Alberghiero “Aldo Moro” di Montesarchio, il quale con morbosa puntualità, costretto anche da questa emergenza sanitaria, seguiva con voglia e precisione la didattica a distanza. Lo spietato destino culmina col “punto e basta”! Quella mattina di giovedì la mamma più volte ha cercato di ricordargli gli impegni scolastici, ma lui non rispondeva, non poteva rispondere. Il suo corpo esamine era stato reciso, ancora acerbo, da qualcosa di inimmaginabile, qualcosa che difficilmente potrà essere accettato quale “morte naturale”. La fredda, silenziosa e laboriosa Valle veniva scossa da quelle urla disumane di una mamma segnata per sempre a cui veniva strappato l’unico fiore maschio. Tutti i tufaresi si sono raccolti in un’unica famiglia purtroppo sconvolta e a cui non è restato che rinabissare Tufara … in una valle di lacrime.