Femicidio in Italia: Il Tragico Bilancio del 2017 e l’Urgenza di un Intervento.
Nel corso del 2017, tra gennaio e dicembre, un totale di 113 donne ha tragicamente perso la vita per mano violenta, configurando il bilancio dei femminicidi registrato dall’associazione Sos Stalking. Tra queste vittime, due erano in stato di gravidanza avanzata, e con loro sono stati stroncati anche i loro feti di cinque e sei mesi.
Sebbene sia emerso un flebile segnale di speranza, con una riduzione del 7% degli omicidi rispetto ai due anni precedenti – un dato definito “incoraggiante ma non sufficiente a mitigare la gravità della situazione” dall’Avvocato Lorenzo Puglisi, Presidente e fondatore di Sos Stalking – la cruda realtà rivela che nella quasi totalità dei casi, le donne assassinate sono state uccise dai loro mariti, compagni o ex partner.
L’analisi storica dei dati conferma un’epidemia persistente: nel 2016 si contavano 115 vittime, mentre il 2015 aveva registrato 120 femminicidi. Gli anni precedenti non sono stati meno cruenti, con 117 donne uccise nel 2014 e ben 138 nel 2013. L’associazione descrive questa scia di violenza come un “massacro” dove le donne si trovano indifese di fronte all’ira cieca dei loro partner o ex, spesso incapaci di accettare la conclusione di una relazione o la legittima aspirazione della donna a rifarsi una vita autonomamente.
Parallelamente a questi numeri, si osserva un preoccupante decremento delle denunce per stalking. Il dossier stilato dall’associazione rivela che, su un totale stimato di 3.466.000 vittime, circa il 78% decide di non sporgere querela. Questa reticenza è attribuibile principalmente alla diffidenza nei confronti delle autorità, spesso percepite come lente nell’offrire un intervento e un supporto iniziale.
La distribuzione di queste tragedie sul territorio nazionale evidenzia significative disparità regionali, con la Lombardia che detiene il triste primato con 19 donne assassinate. Seguono l’Emilia Romagna con 16 casi, il Veneto con 13 e la Campania con 12. Sardegna, Sicilia e Toscana hanno registrato ciascuna 7 femminicidi. Il Piemonte conta 6 vittime, mentre Lazio, Abruzzo e Puglia ne registrano 5 a testa. Liguria e Friuli Venezia Giulia hanno subito 3 perdite, Trentino e Calabria 2, e infine le Marche 1.
Accanto alle vittime dirette, emerge la dolorosa realtà delle “vittime secondarie”: i minori che, a causa di questi crimini, si ritrovano privati della madre o, nelle circostanze più estreme di omicidio-suicidio, di entrambi i genitori. In Italia, si stima che gli orfani del femminicidio siano circa 2000, e solo nel 2017 se ne sono aggiunti 67. Questi bambini e ragazzi, con un’età media tra i 5 e i 14 anni, sono destinati a confrontarsi con ripercussioni spesso permanenti: dal profondo trauma derivante dallo shock – a volte per aver assistito direttamente al delitto – al lutto violento e inatteso, fino alla potenziale indigenza e alla privazione di un’adeguata educazione e di figure guida essenziali in un periodo cruciale della loro formazione, come sottolineato dall’Avvocato Puglisi.
